Quirino Ruggeri Albacina di Fabriano (24 marzo 1883 – Roma, 12 giugno 1955) nasce ad Albacina nel 1883, emigrato in America giovanissimo ritorna nel primo decennio del 900 per stabilirsi a Roma: grazie alla sua maestria e modernita’ di sarto si mette in luce tra gli
intellettuali della Capitale (suo e’ il cappotto reversibile bianco e nero con maniche alla raclan
di T. Marinetti), con i quali stringe amicizia e si avvicina al mondo dell’arte.
Gioviale, generoso, ospita nella casa romana della moglie Altea (sarta e fondatrice di uno primi atelier per la nobiltà romana) pittori, scultori, poeti e musicisti (Fazzi, Longhi, Savino, Casella, Cardarelli) e nel palazzetto estivo Arceviese (qui il poeta Cardarelli elabora le varianti di “Aiace
Talamonio”e “Viaggio nel bolscevismo”.)
Quirino Ruggeri si avvicina tardi all’arte, e’ un primitivo,un puro con un innato gusto estetico curioso e perspicace del mondo che lo circonda. Lavora il gesso modellandolo su tele di iuta rendendolo leggero, anche se di grandi proporzioni: i suoi soggetti sono l’occasione una fanciulla,una coppia di amanti,un garzone, un amico di famiglia; Pieghe di sottogonne, volant di maniche e colletti ricamati, fermagli e retine tra le trecce sono gli indizi per riconoscere le sue opere.
Egli spiritualizza la modernità del vivere comune, i suoi ritratti hanno il rigore
silente di statue egizie e la poetica moderna di un gesto qualunque . Sono opere silenziose quasi antiche che vivono e agiscono in un’epoca moderna.
Ricercato dai personaggi illustri del Ventennio (Casella, Bottai, Mussolini, Longhi) per i suoi ritratti, si dedica anche ai monumenti: chiamato in tutta Italia durante il Fascismoper il quale lavora e che alla sua caduta lo trascina con sé relegandolo in un crepuscolo storico immeritato. Deluso ed allontanato dalle grandi kermesse artistiche del primo dopoguerra si rifugia nella pittura, quasi a sentirsi tradito dalle sculture; crea quadri con linee, scacchi quasi a vedere le trame di stoffa al microscopio. Intuitivo e all’avanguardia anche in questo geometrismo alchemico che sarà poi il tema dominante di pittori futuri.

Mons. Angelo Rocca (1545-1620)
Nato a Roccacontrada nel 1545 morto a Roma nel 1620.