Edgardo Mannucci

Edgardo Mannucci  (Fabriano, 10 giugno 1904 – Arcevia, 21 novembre 1986) 

Immaginate un atomo, un nucleo e intorno gli elettroni che formano dinamiche spirali: questa è una scultura di Mannucci: energia e materia rappresentati da fili e scorie di metalli sapientemente saldati con al centro un punto di luce,un vetro colorato. Approda a questa arte informale dopo la guerra, dopo Hiroshima e la lezione del dinamismo futurista (frequenta Balla proponendolo per primo alla galleria Origine): di ritorno dal conflitto mondiale niente lo soddisfa più,il figurativo lo trova sorpassato ottocentesco,così inizia una ricerca di materiali, forme, tecniche d’avanguardia, dirompenti e crudeli. ma con la speranza di una futura rinascita e spiritualità. Inizia a scomporre le figure, a tessere su tele e tavole con colle vinicole, griglie e reticolati per poi trasportarli nella scultura, prima in gesso, poi in metallo fino all’oro dei gioielli. Suoi grandi estimatori sono E. Villa E. Crispolti e P. Bucarelli e quest’ultima intuisce la sua invenzione nell’oreficeria: l’ingabbiatura. Grazie al suocero, lo scultore Quirino Ruggeri, si rapporta con la Roma intellettuale ed artistica del primo trentennio del XX Secolo.
Suoi amici sono Prampolini, Cardarelli, Cagli, Fazzini, Burri che sovente invita e ospita a casa.
Era un uomo sanguigno e generoso, conviviale, un raffinato cuoco, si divide tra la casa romana e quella di Arcevia, raccogliendo attorno a sé il fior fiore di artisti e critici e, grazie al suo insegnamento in vari istituti d’arte. Forma e promuove giovani talenti.(Trubbiani, Mattiacci, Bruno d’Arcevia, Uncini, De Dominicis) Le sue sculture devono essere toccate per farle vibrare, girare: odiava i musei anzi la staticità dei musei,preferiva esporre all’aperto dove anche i bambini potessero giocare con le sue creazioni.Le sculture non le chiamava opere, lo reputava un termine troppo pretenzioso, ma Idee, Numero: “Se diventeranno importanti lo decidera’il tempo, il tempo non i critici”: forse questa modestia un po’ schiva e il rifiuto di sposare una politica o l’altra lo hanno portato a grandi riconoscimenti esteri ma a rimanere di nicchia al grande pubblico in Italia.

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